Ivan
2003-07-28 13:53:24 UTC
IO DAL MARE
Saranno stati scogli di carbone dolce
dentro il ferro liquefatto
di una luna che squaglio' un suo quarto
come un brivido mulatto
o un bianco volar via di cuori pescatori
acqua secca di un bel cielo astratto
chissa' se c'erano satelliti o comete
in un'alba senza rughe
larghe nuvole di muffa e olio
appaiate come acciughe
o una vertigine di spiccioli di pesci
nella luce nera di lattughe
e io
dal mare venni e amare mi stremo'
perche' infiammare il mare non si puo'
aveva forse nervi e fruste di uragani
scure anime profonde
tra le vertebre di vetro e schiuma
urla di leoni le onde
o tende di merletto chiuse su farine
corpi caldi di sirene bionde
forse era morto senza vento nei polmoni
graffio di cemento bruno
barche stelle insonni a ramazzare
nelle stanze di Nettuno
o turbini di sabbia tra le dune calve
sulle orme perse da qualcuno
e io
dal mare ho il sangue e amaro rimarro'
perche' calmare il mare non si puo'
i miei si amarono laggiu'
in un agosto e un altro sole si annego'
lingue di fuoco e uve fragole
quando il giorno cammina ancora
sulle tegole del cielo
e sembra non sedersi mai.
E innanzi al mare ad ansimare sto
perche' domare il mare non si puo'
e come pietra' anneriro'
a consumare
a catramare
a tracimare
a fiumare
a schiumare
a chiamare
quel mare che fu madre e che non so...
"Io dal Mare" è la genesi, l'inizio.
In questa canzone CB racconta la sua nascita e l'inizio della sua ricerca .
Guardando a "Oltre" in un'ottica più ampia possiamo considerare "Io dal
Mare" il vero inizio del Viaggio.
Come per la vita nel nostro pianeta anche CB è nato dal mare, in tantissime
altre canzoni si nota il legame strettissimo che Claudio ha con l'acqua, e
anche lui ha più volte confermato questa unione in vari racconti.
Incipit con un breve arpeggio seguito dalla dissonanza di un accordo 9/11,
che introduce alla stupenda descrizione di "quella" notte-alba in cui
avvenne il suo concepimento Claudio è formidabile quando inserisce
poeticamente ricordi di bimbo nelle descrizioni (ricordate il "mondo di
formiche che scappava"?). Qui tocca al carbone dolce, quello che i bambini
"cattivi" ricevono in dono dalla befana.
Meraviglioso l'accostamento con gli scogli di notte, in un mare di ferro
liquefatto , nel quale anche la luna "squaglia" il suo quarto... la luna
riflessa nel mare sembra sciolta, divisa, e trema sulle increspature delle
onde
La prima strofa ha un carattere più descrittivo. In essa troviamo la
raffigurazione di diverse scene marine, rappresentate con delle pennellate
quasi "impressionistiche, con un'attenzione particolare ai colori (gli
scogli di carbone dolce, il bianco volar via di cuori, le nuvole di muffa e
olio, la luce nera di lattughe)", figure che fanno apparire una canzone più
come un dipinto che come un insieme di parole e musica
"saranno stati scogli...
chissà se c'erano satelliti o comete"
gli attacchi delle due prime strofe iniziano con interrogazioni sugli
elementi della natura, in uno spazio temporale che da un alone di eternità
alla vicenda che lui sta tentando di ricostruire
Ed è proprio questo il momento di farlo, ora che Claudio sta cercando una
rinascita interiore e sta andando alla ricerca di sè e delle sue origini,
per trovare almeno una conferma.
La seconda strofa ha un carattere più dinamico e l'attenzione si sposta
dalla "semplice" (per modo di dire... ;)) descrizione paesaggistica alla
personificazione del mare, che viene raffigurato quasi come un essere
vivente, con i suoi mutamenti d'umore (le onde del mare in burrasca, che poi
diventano lente tendine sulla spiaggia, fino alla bonaccia...).
Il mare in tempesta (nervi e fruste di uragani, urla di leoni le onde,
vertebre di vetro e schiuma) è reso con immagini potenti: ci prende per mano
e ce lo fa vedere, SENZA MAI NOMINARLO IN TUTTA LA STROFA!!
Poi, il mare calmo: morto, senza vento nei polmoni, con le "lampare"
(stelle) che frugano ("a ramazzare") con le reti i suoi fondali ("stanze di
Nettuno"). E le orme "perse da qualcuno"? Altro ricordo della fanciullezza:
quante volte tutti noi, da bambino, andavamo sulla spiaggia, dopo una
tempesta, e vedevamo le nostre orme restare impresse sulla sabbia bagnata!
Il mare-amore di Claudio è oggetto di sentimenti contrastanti e di stati
d'animo a volte opposti. Da un lato Claudio lotta contro l'amore o
l'abitudine e non riesce a infiammare, dall'altro il mare-amore è ancora
vivo, e non si riesce a calmare.
Questa situazione contraddittoria del suo animo gli genera una stanchezza
("amare mi stremò") che lo farebbe mollare tutto e scappare altrove,e
contemporaneamente amarezza ( "e amaro rimarrò"), forse per l'incapacità di
trovare una soluzione.
Inoltre lui, al momento, pare non vedere vie d'uscita, cosa che viene
evidenziata dal rimarrò. L'uso del futuro pare protrarre in avanti la
situazione di incertezza e di disagio
Un'osservazione particolare sugli ultimi versi...
"...e come pietra annerirò
a consumare, a catramare, a tracimare
a fiumare, a schiumare, a chiamare..."
E' forse la voglia di mettere fine alle proprie ansie restituendosi a quel
mare che lo ha generato? L'uomo, che vive la sua inquietudine ("dal mare ho
il sangue amaro", "amare mi stremò", "innanzi al mare ad ansimare sto":
ansima perché sta correndo....), si ritrova davanti al mare, lo chiama, lo
invoca, quel mare che gli ha dato la vita, un mare-madre che potrebbe
restituirgli un po' di conforto. E in questa ansia di vivere chiede,
implora, supplica il mare di poter tornare ad essere parte di lui, una
pietra ad annerire, di diventare quasi un essere inanimato per non soffrire
più.
L'uomo torna al mare per cercare le sue origini e la sua smarrita
pace........
Canzone dal taglio "cinematografico" ed "autobiografico", una serie di flash
back sulla vita di Cucaio.
Analisi strutturale, mappale e armonica
La struttura sequenziale del pezzo e' abbastanza semplice ma quella armonica
e' invece molto complessa, anche se puo' non sembrare.
La parte ritmica e' composta (wow!!)da un riff semplice ma elegante a cui
sono sovrapposti dei colpi campionati (a 16 bit 44 Khz, grana
distinguibilissima) che, come per magia, scompaiono man mano che il brano
procede.
Il pad che dura per tutto il brano e' un "hollow" generato da una square
wave, sicuramente con Roland D-50.
E' ben riverberato e lega col resto dei suoni, cosa per nulla facile da
"rendere" con suoni di questo tipo.
Il suono di Elecpiano (indigeribile) nell'intro che disegna tutte le seste
e' stato probabilmente svuotato da uno dei due campioni che lo componevano e
si "appoggia" su una square con un tempo di sustain ridottssimo.
Il suono del basso, abbastanza compresso e centralissimo, e' abbastanza
naturale.
Le chitarre acustiche hanno un notevole "lick" e sono state quasi
sicuramente riprese in diretta con microfonazione Neumann (suonano troppo
bene).
Incredibilmente, alle chitarre sono stati aggiunti dei fret-noise in
digitale !! Non sono riuscito a trovare una spiegazione razionale a questa
scelta ma...il genio non si discute !!
La chitarra e la voce di Pino Daniele hanno un suono abbastanza simile a
quello dei suoi dischi, quindi non mi ci soffermo.
Gli archi che sottolineano ogni giro di 8 battute, sono stati scritti su
sequencer e incollati su un prg (ogni volta diverso !!!) che, attraverso
l'involuzione del bending, crea l'effetto di incremetalita'.
Insomma, uno degli arrangiamenti piu' eleganti del disco dal punto di vista
armonico e strutturale.
Saranno stati scogli di carbone dolce
dentro il ferro liquefatto
di una luna che squaglio' un suo quarto
come un brivido mulatto
o un bianco volar via di cuori pescatori
acqua secca di un bel cielo astratto
chissa' se c'erano satelliti o comete
in un'alba senza rughe
larghe nuvole di muffa e olio
appaiate come acciughe
o una vertigine di spiccioli di pesci
nella luce nera di lattughe
e io
dal mare venni e amare mi stremo'
perche' infiammare il mare non si puo'
aveva forse nervi e fruste di uragani
scure anime profonde
tra le vertebre di vetro e schiuma
urla di leoni le onde
o tende di merletto chiuse su farine
corpi caldi di sirene bionde
forse era morto senza vento nei polmoni
graffio di cemento bruno
barche stelle insonni a ramazzare
nelle stanze di Nettuno
o turbini di sabbia tra le dune calve
sulle orme perse da qualcuno
e io
dal mare ho il sangue e amaro rimarro'
perche' calmare il mare non si puo'
i miei si amarono laggiu'
in un agosto e un altro sole si annego'
lingue di fuoco e uve fragole
quando il giorno cammina ancora
sulle tegole del cielo
e sembra non sedersi mai.
E innanzi al mare ad ansimare sto
perche' domare il mare non si puo'
e come pietra' anneriro'
a consumare
a catramare
a tracimare
a fiumare
a schiumare
a chiamare
quel mare che fu madre e che non so...
"Io dal Mare" è la genesi, l'inizio.
In questa canzone CB racconta la sua nascita e l'inizio della sua ricerca .
Guardando a "Oltre" in un'ottica più ampia possiamo considerare "Io dal
Mare" il vero inizio del Viaggio.
Come per la vita nel nostro pianeta anche CB è nato dal mare, in tantissime
altre canzoni si nota il legame strettissimo che Claudio ha con l'acqua, e
anche lui ha più volte confermato questa unione in vari racconti.
Incipit con un breve arpeggio seguito dalla dissonanza di un accordo 9/11,
che introduce alla stupenda descrizione di "quella" notte-alba in cui
avvenne il suo concepimento Claudio è formidabile quando inserisce
poeticamente ricordi di bimbo nelle descrizioni (ricordate il "mondo di
formiche che scappava"?). Qui tocca al carbone dolce, quello che i bambini
"cattivi" ricevono in dono dalla befana.
Meraviglioso l'accostamento con gli scogli di notte, in un mare di ferro
liquefatto , nel quale anche la luna "squaglia" il suo quarto... la luna
riflessa nel mare sembra sciolta, divisa, e trema sulle increspature delle
onde
La prima strofa ha un carattere più descrittivo. In essa troviamo la
raffigurazione di diverse scene marine, rappresentate con delle pennellate
quasi "impressionistiche, con un'attenzione particolare ai colori (gli
scogli di carbone dolce, il bianco volar via di cuori, le nuvole di muffa e
olio, la luce nera di lattughe)", figure che fanno apparire una canzone più
come un dipinto che come un insieme di parole e musica
"saranno stati scogli...
chissà se c'erano satelliti o comete"
gli attacchi delle due prime strofe iniziano con interrogazioni sugli
elementi della natura, in uno spazio temporale che da un alone di eternità
alla vicenda che lui sta tentando di ricostruire
Ed è proprio questo il momento di farlo, ora che Claudio sta cercando una
rinascita interiore e sta andando alla ricerca di sè e delle sue origini,
per trovare almeno una conferma.
La seconda strofa ha un carattere più dinamico e l'attenzione si sposta
dalla "semplice" (per modo di dire... ;)) descrizione paesaggistica alla
personificazione del mare, che viene raffigurato quasi come un essere
vivente, con i suoi mutamenti d'umore (le onde del mare in burrasca, che poi
diventano lente tendine sulla spiaggia, fino alla bonaccia...).
Il mare in tempesta (nervi e fruste di uragani, urla di leoni le onde,
vertebre di vetro e schiuma) è reso con immagini potenti: ci prende per mano
e ce lo fa vedere, SENZA MAI NOMINARLO IN TUTTA LA STROFA!!
Poi, il mare calmo: morto, senza vento nei polmoni, con le "lampare"
(stelle) che frugano ("a ramazzare") con le reti i suoi fondali ("stanze di
Nettuno"). E le orme "perse da qualcuno"? Altro ricordo della fanciullezza:
quante volte tutti noi, da bambino, andavamo sulla spiaggia, dopo una
tempesta, e vedevamo le nostre orme restare impresse sulla sabbia bagnata!
Il mare-amore di Claudio è oggetto di sentimenti contrastanti e di stati
d'animo a volte opposti. Da un lato Claudio lotta contro l'amore o
l'abitudine e non riesce a infiammare, dall'altro il mare-amore è ancora
vivo, e non si riesce a calmare.
Questa situazione contraddittoria del suo animo gli genera una stanchezza
("amare mi stremò") che lo farebbe mollare tutto e scappare altrove,e
contemporaneamente amarezza ( "e amaro rimarrò"), forse per l'incapacità di
trovare una soluzione.
Inoltre lui, al momento, pare non vedere vie d'uscita, cosa che viene
evidenziata dal rimarrò. L'uso del futuro pare protrarre in avanti la
situazione di incertezza e di disagio
Un'osservazione particolare sugli ultimi versi...
"...e come pietra annerirò
a consumare, a catramare, a tracimare
a fiumare, a schiumare, a chiamare..."
E' forse la voglia di mettere fine alle proprie ansie restituendosi a quel
mare che lo ha generato? L'uomo, che vive la sua inquietudine ("dal mare ho
il sangue amaro", "amare mi stremò", "innanzi al mare ad ansimare sto":
ansima perché sta correndo....), si ritrova davanti al mare, lo chiama, lo
invoca, quel mare che gli ha dato la vita, un mare-madre che potrebbe
restituirgli un po' di conforto. E in questa ansia di vivere chiede,
implora, supplica il mare di poter tornare ad essere parte di lui, una
pietra ad annerire, di diventare quasi un essere inanimato per non soffrire
più.
L'uomo torna al mare per cercare le sue origini e la sua smarrita
pace........
Canzone dal taglio "cinematografico" ed "autobiografico", una serie di flash
back sulla vita di Cucaio.
Analisi strutturale, mappale e armonica
La struttura sequenziale del pezzo e' abbastanza semplice ma quella armonica
e' invece molto complessa, anche se puo' non sembrare.
La parte ritmica e' composta (wow!!)da un riff semplice ma elegante a cui
sono sovrapposti dei colpi campionati (a 16 bit 44 Khz, grana
distinguibilissima) che, come per magia, scompaiono man mano che il brano
procede.
Il pad che dura per tutto il brano e' un "hollow" generato da una square
wave, sicuramente con Roland D-50.
E' ben riverberato e lega col resto dei suoni, cosa per nulla facile da
"rendere" con suoni di questo tipo.
Il suono di Elecpiano (indigeribile) nell'intro che disegna tutte le seste
e' stato probabilmente svuotato da uno dei due campioni che lo componevano e
si "appoggia" su una square con un tempo di sustain ridottssimo.
Il suono del basso, abbastanza compresso e centralissimo, e' abbastanza
naturale.
Le chitarre acustiche hanno un notevole "lick" e sono state quasi
sicuramente riprese in diretta con microfonazione Neumann (suonano troppo
bene).
Incredibilmente, alle chitarre sono stati aggiunti dei fret-noise in
digitale !! Non sono riuscito a trovare una spiegazione razionale a questa
scelta ma...il genio non si discute !!
La chitarra e la voce di Pino Daniele hanno un suono abbastanza simile a
quello dei suoi dischi, quindi non mi ci soffermo.
Gli archi che sottolineano ogni giro di 8 battute, sono stati scritti su
sequencer e incollati su un prg (ogni volta diverso !!!) che, attraverso
l'involuzione del bending, crea l'effetto di incremetalita'.
Insomma, uno degli arrangiamenti piu' eleganti del disco dal punto di vista
armonico e strutturale.