Alberta
2007-12-02 12:43:16 UTC
La scorsa settimana avevo espresso un giudizio molto positivo sulla -
in effetti interessantissima - presentazione di "Strada facendo" nella
collana di ristampe del Corriere (la mia fonte circa questi scritti
introduttivi, ora come allora, è sempre data dal sito di Giospecial
http://www.ombredinuvole.tk/ , dato che io queste ristampe non le sto
comprando, avendo già tutti i dischi da studio di Claudio) ... ed il
giudizio molto positivo non derivava solo dagli inediti retroscena
relativi alla "strana coppia" Baglioni/Westley, ma anche alle
citazioni (si dava a Cesare quel che era di Cesare, da parte di CB e
del suo staff, dopo troppi anni di silenzio totale) concernenti Paola
Massari come stabile compagna di lavoro del marito ...
... beh, mi sa che io mi debba rimangiare una parte degli elogi,
essendo lo staff di CB prontamente tornato all'antico oblìo proprio in
relazione alle due opere dove più corposo - e maggiormente esplicitato
nei credits - fu l'apporto dato da Paola all'opera di Claudio. Non il
benchè minimo accenno, nè per "La vita è adesso" ("composto con Paola
Massari", come da retro-copertina) e neppure per "Assolo" (che "nasce
da un'idea di Paola Massari, Pasquale Minieri e Claudio Baglioni",
come da booklet interno) ... vabbè, un'ottima occasione perduta ...
Ciao a tutti
Alberta
-------------------------------------------------
Allegato Corriere del 01.12.07
LA VITA E'ADESSO (IL SOGNO E'SEMPRE)
Sebbene il titolo sia così centrato che, ancora oggi (a distanza di
ventidue anni dall'uscita del disco), l'espressione - sia pure in
versione anglosassone - anima la fortunata campagna pubblicitaria di
uno dei più noti marchi di telefonia, l'album che RCS presenta questa
settimana avrebbe dovuto chiamarsi in tutt'altro modo. Il titolo
originale, infatti, era "Un bar sulla città", in omaggio a uno dei più
noti locali della capitale: lo "Zodiaco", un bar che svetta sulla
collina di Monte Mario e dal quale si può godere un panorama
mozzafiato della Città Eterna. Fu proprio ad uno dei tavolini dello
"Zodiaco", infatti, che Baglioni scrisse praticamente tutti i testi
dei dieci brani di quello che resta uno dei suoi album più amati e
fortunati. "La vita è adesso", infatti, rimase in classifica per più
di un anno (56 settimane); anno nel quale vendette oltre un milione
emezzo di copie. Ma le curiosità non si esauriscono qui. Il bellissimo
panorama di Roma visibile all'interno della copertina, ad esempio, non
è quello che si può ammirare dallo "Zodiaco". Lo scatto (opera di Tony
Thorimbert, ritrattista, fotografo di moda, reporter e art director
tra i più quotati a livello internazionale) venne, in realtà, preso
dal roof garden dell'Hotel Cavalieri Hilton, che, in linea d'aria,
dista poche decine di metri dallo "Zodiaco". Un'immagine straordinaria
in un unico scatto (diviso in tre parti per esigenze di
confezionamento del disco) che - ricorda Baglioni - "malgrado
l'apparente semplicità, necessitò di lunghissimi tempi di posa, in
attesa della luce giusta".
L'osservazione dall'alto dell'universo visibile dal "bar sulla città",
non fornì, però, ispirazione per le storie narrate nell'album. Fu,
piuttosto, lo scenario che suggerì l'idea di un'umanità simile ad
un'orchestra, nella quale nessuna individualità prevale sulle altre:
ogni storia si equivale per valore, dignità e significato ed equilibri
e squilibri, in qualche modo, finiscono col compensarsi. Anche "La
vita è adesso", come già era accaduto per "Strada facendo" (e come
accadrà poi per tutti gli album che seguiranno), ha un sottotitolo:
"il sogno è sempre". Ed è proprio il tema del doppio binario vita/
sogno, realtà/irrealtà il filo conduttore che accompagna parole e
musica nella riflessione intorno a questo "carpe diem" universale al
quale il titolo dell'album fa riferimento.
"La vita è adesso" fu un album molto atteso. Non solo perchè giungeva
a distanza di quattro lunghi anni dal precedente, ma anche perchè
pochi mesi prima "Questo piccolo grande amore" era stata votata
"Canzone del Secolo" e il suo autore (per la prima volta con i capelli
corti!)l'aveva riproposta dal palcoscenico del Festival di San Remo,
in una trascinante versione live che aveva fatto scalpore (non bisogna
dimenticare che stiamo parlando dell'epoca d'oro del "full playback"
televisivo). L'apparizione tv contribuì a rendere ancora più caldo il
clima dell'attesa, tanto che, quando (agli inizi dell'estate 1985)
finalmente il disco uscì, molti negozi esponevano cartelli con la
scritta:"IL NUOVO DISCO DI BAGLIONI E' ARRIVATO".
L'album ebbe una vita così lunga e fortunata da generare addirittura
due giri di concerti, entrambi ambientati nei grandi stadi. Due tour,
uniti da un clamoroso successo di pubblico, ma profondamente diversi
tra loro. Mentre, infatti, "Notti di note" (questo il nome del primo
tour, ispirato dal pezzo più aperto ed etereo dell'album) era basato
su una struttura ideativa più tradizionale, con Baglioni accompagnato
dalla sua band, "Assolo" era (e ancora oggi resta) un progetto
decisamente rivoluzionario, probabilmente unico nel suo genere, anche
a livello internazionale. In questo seconodo, sorprendente tour,
infatti, il musicista romano si esibiva da solo, suonando
contemporanemente più strumenti. Il tutto grazie alle opportunità
offerte da un sistema, decisamente innovativo per quegli anni:
l'interfaccia MIDI ("Musical Instrument Digital Interface"), un
protocollo digitale che, per la prima volta, consentiva di collegare
tra loro più strumenti e di suonare e controllare, con un unico
"master" - tastiera o chitarra che fosse - una serie di strumenti in
"rete" e memorizzare sequenze su computer. Anima ideativa di questo
progetto, oltre naturalmente allo stesso Baglioni, quel Pasquale
Minieri (musicista, produttore, ingegnere del suono, esperto di nuove
tecnologie) che, per tutti gli anni Novanta, sarà uno dei più stretti
e creativi collaboratori di Baglioni. Lo straordinario favore con cui
"La vita è adesso" venne accolto, colse di sorpresa il suo stesso
autore. Al termine della lavorazione, infatti, Baglioni temeva di aver
dato vita ad un album troppo complesso e di non facile assimilazione.
Preoccupazione probabilmente derivata dall'imponente lavoro di
costruzione che il disco aveva richiesto, oltre al fatto che, per la
prima volta, la "parola cantata" sembrava aver acquisito un ruolo
predominante rispetto alle melodie. In effetti, non solo "La vita è
adesso" è uno dei dischi più densi di parole dell'intera produzione
del musicista, ma nessun brano ospita nemmeno una riga di testo
ripetuta. Per una precisa esigenza creativa, salta, così, la forma
tradizionale della canzone, che di solito prevede un "ritornello"
ricorrente, e la strttura dei brani diviene, inevitabilmente,
asimmetrica e più difficile da "memorizzare". Assenza di ripetizioni,
ricchezza, complessità e lunghezza dei testi, costrinsero, inoltre,
Baglioni a intervenire su molte delle melodie (tra gli esempi: "Tutto
il calcio minuto per minuto", "Uomini persi", "Amori in corso"),
modificandole e, spesso, arricchendole di nuove note/sillabe e
cadenze. In qualche caso ("E adesso la pubblicità") si rese,
addirittura necessario un lavoro di "asciugatura", per evitare che il
pezzo risultasse eccessivamente articolato e complesso. Quel lavoro di
costruzione e ricostruzione degli "spunti" melodici che era stato
avviato con "Strada facendo", diviene, qui, sistematico, al punto che
si può dire che "La vita è aesso" è il primo album di Baglioni per il
quale il termine "composizione" può essere praticamente assunto nella
sua accezione letterale. Ancor più che per "Strada facendo", colpisce
che - a dispetto del lento, minuzioso e accuratissimo lavoro di
costruzione e arricchimento delle intuizioni melodiche (quasi tutte
raccolte nella casa romana del "Nuovo Salario"), della lunghezza di
molte frasi, della complessità di certe soluzioni armoniche o del
tradizionale gioco di di modulazioni e cambi di tonalità - le melodie
riescono a fare ugualmente centro al primo ascolto. Ancora una volta,
quindi, il risultato finale appare fresco, leggero e immediato e
perfettamente in grado di nascondere il grande lavoro di tessitura che
lo ha prodotto. Ne esce fuori un album ancora più ricco di idee, più
"grasso" e "polposo" di "Strada facendo", anche se non mancano alcuni
apparentamenti musicali con l'album precedente, sia dal punto di vista
del gusto per certe "asimmetrie" nella struttura dei brani ("Strada
facendo"/"L'amico e domani"), sia per talune soluzioni compositive
(come il ricorso al "pedale armonico"; "I vecchi/"Uomini persi") o per
la scelta di certe sonorità e la scrittura di alcuni arrangiamenti.
Dopo l'esperienza, indubbiamente intensa ma a tratti complessa, con
l'inglese Geoff Westley, per gli arrangiamenti e la realizzazione
Baglioni si affida al bolognese Celso Valli (compositore,
arrangiatore, direttore d'orchestra tra i più apprezzati del panorama
italiano, che diventerà prezioso punto di riferimento per molti grandi
artisti: Bocelli, celentano, Pausini, Ramazzotti, Rossi, ecc). Di
valli, Baglioni apprezzava in modo particolar e la qualità della
scrittura e la "pulizia" delle idee realizzative; mentre al musicista
bolognese erano piaciuti molti "mood" e sonorità dell'album "Strada
facendo". Sintesi ideale, visto che l'assunto progettuale era quello
di riprendere il "testimone" musicale nel punto nel quale la coppia
Baglioni-Westley l'aveva lasciato e portato il più avanti possibile,
cercando, naturalmente, non solo di interpretare la voce del diapason
intorno al quale il mondo pop allora gravitava, ma di anticipare
alcune delle linee espressive verso le quali la musica popolare
internazionale si sarebbe indirizzata negli anni successivi.
Ascoltando "La vita è adesso" ci si rende subito conto che entrambi
gli obiettivi vennero centrati in pieno. Dopo un brevissimo periodo
(una settimana di "pre-produzione" presso gli studi Fonoprinti di
Bologna, la base operativa venne ancora una volta stabilita in
Inghilterra, presso gli stessi studi ("The Manor", nell'Oxfordshire e
"Tom House" a Londra) che avevano visto nascere "Strada facendo".
Registrato e mixato da Owen Davies, l'album sarebbe poi stato
trasferito su disco da Ian Cooper ( che aveva curato anche il transfer
del disco precedente). Ancora una volta il cast di musicisti fu di
livello internazionale, con alcuni ritorni di prestigio (come Phil
Palmer, pal Keogh e Ray Russell alle chitarre, Pete VAn Hooke e Stuart
Elliot alla batteria, Frank Ricotti alle percussioni), ma anche molte
interessantissime "new entry"; Mo Foster e felix Krish al basso, Brett
Morgan alla batteria, Trevor Bastow e Jess Bailey al piano, Derek
Austen e Nick Glennie Smith alle tastiere, il grande Hans Zimmer
(compositore tedesco: un Oscar 1995 per "Il Re Leone" e due
"nomination": "Rain man" - 1988 - e "Il gladiatore" - 2000 - che gli
valse anche un "Golden Globe") e Steve Rance al "mitico" Fairlight
(considerato il primo "campionatore digitale"; progettao in Australia
alla fine degli anni settanta, consentiva di memorizzare, modificare,
miscelare e suonare i timbri degli strumenti acustici tradizionali). I
bellissimi archi di "Uomini persi", "Tutto il calcio minuto per
minuto" e "Amori in corso", scritti da Celso valli e affidati alla
potente e inconfondibile voce della London Symphony Orchestra vennero
diretti da Carl davis (compositore e direttore d'orchestra, americano
di nascita, ma inglese di adozione, specialiuzzato in colonne sonore e
musica per la televisione, che ha tra l'altro collaborato con Paul
McCartney per l'orchestrazione dei suoi lavori sinfonici) e registrati
nel leggendario studio 1 di Abbey Road. Studio passato alla storia del
pop ( e del costume) per essere stato per anni la "casa" sonora dei
Beatles. Inutile dire che, durante le registrazioni, neanche Baglioni
perse l'occasione per una foto ricordo sulle strisce pedonali
immortalate sulla copertina dell'ultima fatica discografica dei "Fab
Four". Come spesso era accaduto in passato (uno degli esempi più
clamorosi era stata la title track di "E tu come stai?"), il brano
"simbolo" del disco, quello che avrebbe dato titolo e senso all'intero
progetto, venne registrato per ultimo e quasi "fuori tempo massimo";
"cotto e mangiato" all'ultimo istante. Ciò che, invece, pochissimi
sanno e che la prima uscita in pubblico di "La vita è adesso" (a
Montecatini, come sigla della trasmissione televisiva "Serata d'onore"
condotta su RaiUno da Pippo Baudo) avvenne sotto la direzone di uno
dei dei più grandi musicisti e direttori d'orchestra contemporanei: il
grande Lorin Maazel (incredibile talento naturale che, a soli undici
anni, diresse la NBC Orchestra su invito del grandissimo Arturo
Toscanini, il quale, dopo aver ascoltato il giovane Maazel, pare abbia
detto: "God bless you"). Ma quello di Maazel non è l'unica firma
prestigiosa legata al debutto de "La vita è adesso", dato che il
videoclip della title-track porta la firma di un grande regista e
sceneggiatore italiano: quel Gabriele Salvatores che, quattro anni
prima (1991), con il suo "Mediterraneo", aveva conquistato l'Oscar per
il miglior film straniero.
in effetti interessantissima - presentazione di "Strada facendo" nella
collana di ristampe del Corriere (la mia fonte circa questi scritti
introduttivi, ora come allora, è sempre data dal sito di Giospecial
http://www.ombredinuvole.tk/ , dato che io queste ristampe non le sto
comprando, avendo già tutti i dischi da studio di Claudio) ... ed il
giudizio molto positivo non derivava solo dagli inediti retroscena
relativi alla "strana coppia" Baglioni/Westley, ma anche alle
citazioni (si dava a Cesare quel che era di Cesare, da parte di CB e
del suo staff, dopo troppi anni di silenzio totale) concernenti Paola
Massari come stabile compagna di lavoro del marito ...
... beh, mi sa che io mi debba rimangiare una parte degli elogi,
essendo lo staff di CB prontamente tornato all'antico oblìo proprio in
relazione alle due opere dove più corposo - e maggiormente esplicitato
nei credits - fu l'apporto dato da Paola all'opera di Claudio. Non il
benchè minimo accenno, nè per "La vita è adesso" ("composto con Paola
Massari", come da retro-copertina) e neppure per "Assolo" (che "nasce
da un'idea di Paola Massari, Pasquale Minieri e Claudio Baglioni",
come da booklet interno) ... vabbè, un'ottima occasione perduta ...
Ciao a tutti
Alberta
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Allegato Corriere del 01.12.07
LA VITA E'ADESSO (IL SOGNO E'SEMPRE)
Sebbene il titolo sia così centrato che, ancora oggi (a distanza di
ventidue anni dall'uscita del disco), l'espressione - sia pure in
versione anglosassone - anima la fortunata campagna pubblicitaria di
uno dei più noti marchi di telefonia, l'album che RCS presenta questa
settimana avrebbe dovuto chiamarsi in tutt'altro modo. Il titolo
originale, infatti, era "Un bar sulla città", in omaggio a uno dei più
noti locali della capitale: lo "Zodiaco", un bar che svetta sulla
collina di Monte Mario e dal quale si può godere un panorama
mozzafiato della Città Eterna. Fu proprio ad uno dei tavolini dello
"Zodiaco", infatti, che Baglioni scrisse praticamente tutti i testi
dei dieci brani di quello che resta uno dei suoi album più amati e
fortunati. "La vita è adesso", infatti, rimase in classifica per più
di un anno (56 settimane); anno nel quale vendette oltre un milione
emezzo di copie. Ma le curiosità non si esauriscono qui. Il bellissimo
panorama di Roma visibile all'interno della copertina, ad esempio, non
è quello che si può ammirare dallo "Zodiaco". Lo scatto (opera di Tony
Thorimbert, ritrattista, fotografo di moda, reporter e art director
tra i più quotati a livello internazionale) venne, in realtà, preso
dal roof garden dell'Hotel Cavalieri Hilton, che, in linea d'aria,
dista poche decine di metri dallo "Zodiaco". Un'immagine straordinaria
in un unico scatto (diviso in tre parti per esigenze di
confezionamento del disco) che - ricorda Baglioni - "malgrado
l'apparente semplicità, necessitò di lunghissimi tempi di posa, in
attesa della luce giusta".
L'osservazione dall'alto dell'universo visibile dal "bar sulla città",
non fornì, però, ispirazione per le storie narrate nell'album. Fu,
piuttosto, lo scenario che suggerì l'idea di un'umanità simile ad
un'orchestra, nella quale nessuna individualità prevale sulle altre:
ogni storia si equivale per valore, dignità e significato ed equilibri
e squilibri, in qualche modo, finiscono col compensarsi. Anche "La
vita è adesso", come già era accaduto per "Strada facendo" (e come
accadrà poi per tutti gli album che seguiranno), ha un sottotitolo:
"il sogno è sempre". Ed è proprio il tema del doppio binario vita/
sogno, realtà/irrealtà il filo conduttore che accompagna parole e
musica nella riflessione intorno a questo "carpe diem" universale al
quale il titolo dell'album fa riferimento.
"La vita è adesso" fu un album molto atteso. Non solo perchè giungeva
a distanza di quattro lunghi anni dal precedente, ma anche perchè
pochi mesi prima "Questo piccolo grande amore" era stata votata
"Canzone del Secolo" e il suo autore (per la prima volta con i capelli
corti!)l'aveva riproposta dal palcoscenico del Festival di San Remo,
in una trascinante versione live che aveva fatto scalpore (non bisogna
dimenticare che stiamo parlando dell'epoca d'oro del "full playback"
televisivo). L'apparizione tv contribuì a rendere ancora più caldo il
clima dell'attesa, tanto che, quando (agli inizi dell'estate 1985)
finalmente il disco uscì, molti negozi esponevano cartelli con la
scritta:"IL NUOVO DISCO DI BAGLIONI E' ARRIVATO".
L'album ebbe una vita così lunga e fortunata da generare addirittura
due giri di concerti, entrambi ambientati nei grandi stadi. Due tour,
uniti da un clamoroso successo di pubblico, ma profondamente diversi
tra loro. Mentre, infatti, "Notti di note" (questo il nome del primo
tour, ispirato dal pezzo più aperto ed etereo dell'album) era basato
su una struttura ideativa più tradizionale, con Baglioni accompagnato
dalla sua band, "Assolo" era (e ancora oggi resta) un progetto
decisamente rivoluzionario, probabilmente unico nel suo genere, anche
a livello internazionale. In questo seconodo, sorprendente tour,
infatti, il musicista romano si esibiva da solo, suonando
contemporanemente più strumenti. Il tutto grazie alle opportunità
offerte da un sistema, decisamente innovativo per quegli anni:
l'interfaccia MIDI ("Musical Instrument Digital Interface"), un
protocollo digitale che, per la prima volta, consentiva di collegare
tra loro più strumenti e di suonare e controllare, con un unico
"master" - tastiera o chitarra che fosse - una serie di strumenti in
"rete" e memorizzare sequenze su computer. Anima ideativa di questo
progetto, oltre naturalmente allo stesso Baglioni, quel Pasquale
Minieri (musicista, produttore, ingegnere del suono, esperto di nuove
tecnologie) che, per tutti gli anni Novanta, sarà uno dei più stretti
e creativi collaboratori di Baglioni. Lo straordinario favore con cui
"La vita è adesso" venne accolto, colse di sorpresa il suo stesso
autore. Al termine della lavorazione, infatti, Baglioni temeva di aver
dato vita ad un album troppo complesso e di non facile assimilazione.
Preoccupazione probabilmente derivata dall'imponente lavoro di
costruzione che il disco aveva richiesto, oltre al fatto che, per la
prima volta, la "parola cantata" sembrava aver acquisito un ruolo
predominante rispetto alle melodie. In effetti, non solo "La vita è
adesso" è uno dei dischi più densi di parole dell'intera produzione
del musicista, ma nessun brano ospita nemmeno una riga di testo
ripetuta. Per una precisa esigenza creativa, salta, così, la forma
tradizionale della canzone, che di solito prevede un "ritornello"
ricorrente, e la strttura dei brani diviene, inevitabilmente,
asimmetrica e più difficile da "memorizzare". Assenza di ripetizioni,
ricchezza, complessità e lunghezza dei testi, costrinsero, inoltre,
Baglioni a intervenire su molte delle melodie (tra gli esempi: "Tutto
il calcio minuto per minuto", "Uomini persi", "Amori in corso"),
modificandole e, spesso, arricchendole di nuove note/sillabe e
cadenze. In qualche caso ("E adesso la pubblicità") si rese,
addirittura necessario un lavoro di "asciugatura", per evitare che il
pezzo risultasse eccessivamente articolato e complesso. Quel lavoro di
costruzione e ricostruzione degli "spunti" melodici che era stato
avviato con "Strada facendo", diviene, qui, sistematico, al punto che
si può dire che "La vita è aesso" è il primo album di Baglioni per il
quale il termine "composizione" può essere praticamente assunto nella
sua accezione letterale. Ancor più che per "Strada facendo", colpisce
che - a dispetto del lento, minuzioso e accuratissimo lavoro di
costruzione e arricchimento delle intuizioni melodiche (quasi tutte
raccolte nella casa romana del "Nuovo Salario"), della lunghezza di
molte frasi, della complessità di certe soluzioni armoniche o del
tradizionale gioco di di modulazioni e cambi di tonalità - le melodie
riescono a fare ugualmente centro al primo ascolto. Ancora una volta,
quindi, il risultato finale appare fresco, leggero e immediato e
perfettamente in grado di nascondere il grande lavoro di tessitura che
lo ha prodotto. Ne esce fuori un album ancora più ricco di idee, più
"grasso" e "polposo" di "Strada facendo", anche se non mancano alcuni
apparentamenti musicali con l'album precedente, sia dal punto di vista
del gusto per certe "asimmetrie" nella struttura dei brani ("Strada
facendo"/"L'amico e domani"), sia per talune soluzioni compositive
(come il ricorso al "pedale armonico"; "I vecchi/"Uomini persi") o per
la scelta di certe sonorità e la scrittura di alcuni arrangiamenti.
Dopo l'esperienza, indubbiamente intensa ma a tratti complessa, con
l'inglese Geoff Westley, per gli arrangiamenti e la realizzazione
Baglioni si affida al bolognese Celso Valli (compositore,
arrangiatore, direttore d'orchestra tra i più apprezzati del panorama
italiano, che diventerà prezioso punto di riferimento per molti grandi
artisti: Bocelli, celentano, Pausini, Ramazzotti, Rossi, ecc). Di
valli, Baglioni apprezzava in modo particolar e la qualità della
scrittura e la "pulizia" delle idee realizzative; mentre al musicista
bolognese erano piaciuti molti "mood" e sonorità dell'album "Strada
facendo". Sintesi ideale, visto che l'assunto progettuale era quello
di riprendere il "testimone" musicale nel punto nel quale la coppia
Baglioni-Westley l'aveva lasciato e portato il più avanti possibile,
cercando, naturalmente, non solo di interpretare la voce del diapason
intorno al quale il mondo pop allora gravitava, ma di anticipare
alcune delle linee espressive verso le quali la musica popolare
internazionale si sarebbe indirizzata negli anni successivi.
Ascoltando "La vita è adesso" ci si rende subito conto che entrambi
gli obiettivi vennero centrati in pieno. Dopo un brevissimo periodo
(una settimana di "pre-produzione" presso gli studi Fonoprinti di
Bologna, la base operativa venne ancora una volta stabilita in
Inghilterra, presso gli stessi studi ("The Manor", nell'Oxfordshire e
"Tom House" a Londra) che avevano visto nascere "Strada facendo".
Registrato e mixato da Owen Davies, l'album sarebbe poi stato
trasferito su disco da Ian Cooper ( che aveva curato anche il transfer
del disco precedente). Ancora una volta il cast di musicisti fu di
livello internazionale, con alcuni ritorni di prestigio (come Phil
Palmer, pal Keogh e Ray Russell alle chitarre, Pete VAn Hooke e Stuart
Elliot alla batteria, Frank Ricotti alle percussioni), ma anche molte
interessantissime "new entry"; Mo Foster e felix Krish al basso, Brett
Morgan alla batteria, Trevor Bastow e Jess Bailey al piano, Derek
Austen e Nick Glennie Smith alle tastiere, il grande Hans Zimmer
(compositore tedesco: un Oscar 1995 per "Il Re Leone" e due
"nomination": "Rain man" - 1988 - e "Il gladiatore" - 2000 - che gli
valse anche un "Golden Globe") e Steve Rance al "mitico" Fairlight
(considerato il primo "campionatore digitale"; progettao in Australia
alla fine degli anni settanta, consentiva di memorizzare, modificare,
miscelare e suonare i timbri degli strumenti acustici tradizionali). I
bellissimi archi di "Uomini persi", "Tutto il calcio minuto per
minuto" e "Amori in corso", scritti da Celso valli e affidati alla
potente e inconfondibile voce della London Symphony Orchestra vennero
diretti da Carl davis (compositore e direttore d'orchestra, americano
di nascita, ma inglese di adozione, specialiuzzato in colonne sonore e
musica per la televisione, che ha tra l'altro collaborato con Paul
McCartney per l'orchestrazione dei suoi lavori sinfonici) e registrati
nel leggendario studio 1 di Abbey Road. Studio passato alla storia del
pop ( e del costume) per essere stato per anni la "casa" sonora dei
Beatles. Inutile dire che, durante le registrazioni, neanche Baglioni
perse l'occasione per una foto ricordo sulle strisce pedonali
immortalate sulla copertina dell'ultima fatica discografica dei "Fab
Four". Come spesso era accaduto in passato (uno degli esempi più
clamorosi era stata la title track di "E tu come stai?"), il brano
"simbolo" del disco, quello che avrebbe dato titolo e senso all'intero
progetto, venne registrato per ultimo e quasi "fuori tempo massimo";
"cotto e mangiato" all'ultimo istante. Ciò che, invece, pochissimi
sanno e che la prima uscita in pubblico di "La vita è adesso" (a
Montecatini, come sigla della trasmissione televisiva "Serata d'onore"
condotta su RaiUno da Pippo Baudo) avvenne sotto la direzone di uno
dei dei più grandi musicisti e direttori d'orchestra contemporanei: il
grande Lorin Maazel (incredibile talento naturale che, a soli undici
anni, diresse la NBC Orchestra su invito del grandissimo Arturo
Toscanini, il quale, dopo aver ascoltato il giovane Maazel, pare abbia
detto: "God bless you"). Ma quello di Maazel non è l'unica firma
prestigiosa legata al debutto de "La vita è adesso", dato che il
videoclip della title-track porta la firma di un grande regista e
sceneggiatore italiano: quel Gabriele Salvatores che, quattro anni
prima (1991), con il suo "Mediterraneo", aveva conquistato l'Oscar per
il miglior film straniero.