Alberta
2007-12-29 13:12:23 UTC
Ho recentemente acquistato (ed ho altresì regalato per Natale) il
libro di Maurizio Becker "C'era una volta la RCA - Conversazioni con
Lilli Greco", Coniglio editore, e decisamente l'amante dell'"amarcord
musicale" che è in me non è rimasta affatto delusa :-)
Il libro, di grandi dimensioni e realizzto in carta patinata con
copertina rigida, ha 352 pagine ed è dotato di un ricchissimo apparato
iconografico (tra copertine d'epoca ed immagini fotografiche quasi
sempre inedite e spesso, a loro volta, di grandi dimensioni). Insomma,
devo dire che 48 Euro non mi sembrano affatto troppi per un prodotto
simile.
Le foto che ritraggono Claudio sono tre: due antiche, in bianco e
nero, a tutta pagina; l'altra un po' più piccola ma non troppo (occupa
metà pagina) ed a colori:
- pag. 66: foto a colori a mezza pagina (epoca 1974, direi: mi pare
infatti che lo scatto possa appartenere allo stesso reportage che
diede vita al bellissimo poster in bianco e nero di Claudio contenuto
nell'edizione originaria del 33 giri di E Tu ...) di Claudio in sala
d'incisione: camicia di jeans, catenina d'oro al collo, espressione
intensa ed ispirata mentre sta lanciando - presumibilmente - uno dei
suoi acuti;
- pag. 156: foto a tutta pagina (epoca 1970, direi) che ritrae di
profilo un Claudio serio ed attento, con capelli già notevolmente
lunghi, occhiali dalla montatura già non più pesantissima e
maglioncino a collo alto (in complesso un'arietta marcatamente da
intellettuale), che assiste ad un'animata conversazione fra un Tony
Renis in giacca e cravatta ed il megadirettore galattico della RCA, il
defunto Ennio Melis;
- pag. 225: foto a tutta pagina (epoca 1969, direi: è proprio lo
stesso identico look della copertina del 45 giri "Una favola blu/
Signora Lia": http://www.baglioni.it/70main.htm ) che ritrae, in una
posa meditabonda, il Claudio adolescente con i capelli allisciati e
tutti appiccicati, come li portava allora, con il maglioncino tutto
nero da esistenzialista ed i ben noti occhialoni dalla montatura
pesantissima.
Inoltre, a pag. 226, c'è la copia di un originale comunicato
promozionale d'epoca, datato 8.9.1972, relativo all'album QPGA e
firmato da tale Alberto Celli.
La parte dedicata alla narrazione dell'affascinante storia della RCA
italiana (ed al suo triste declino: ho appreso proprio dall'intervista
al discografico che all'epoca aveva Claudio nella sua "scuderia" in
RCA, ossia Riccardo Michelini, a sua volta rimasto lì fino al 1990-91,
che a metà degli anni '90 venne disperso e/o distrutto dalla nuova
gestione tutto l'ingente archivio fatto di foto, nastri, dischi,
partiture originali degli arrangiamenti - tranne quelli morriconiani,
perchè Morricone "ogni volta che consegnava un arrangiamento si
riprendeva i suoi fogli" - accumulatosi durante decenni a via
Tiburtina ...) è del pari interessantissima, ed è articolata come di
seguito:
a) in una sorta di lunghissima intervista-trave portante (il vero e
proprio cuore del libro) fatta dall'autore Maurizio Becker ad Italo
"Lilli" Greco, il quale - assieme a Riccardo Michelini e ad Ettore
Zeppegno - compose per anni ed anni (compreso ovviamente l'intero
periodo 1969-1977 nel quale Claudio fu un artista RCA) la cosiddetta
"triade" degli assistenti musicali (più o meno l'equivalente di quel
che in seguito si sarebbe chiamato "produttore"; erano tutti diplomati
al Conservatorio, per inciso) del direttore artistico Vincenzo
Micocci, poi fondatore della "It" che - distribuita dalla RCA - lanciò
fra gli altri Antonello Venditti e Rino Gaetano. Al vertice della
piramide RCA stava infine il potentissimo Ennio Melis, deceduto
qualche anno fa ma andatosene dalla RCA già nel 1983;
b) in una serie di ancor più interessanti lunghe interviste
"collaterali", fatte - sempre da Becker - a molti personaggi,
discografici ed artisti: fra essi spiccano i summenzionati Riccardo
Michelini, Ettore Zeppegno e Vincenzo Micocci, il grande Sergio
Bardotti (morto poco dopo essere stato intervistato per questo libro),
Ennio Morricone, Luis E. Bacalov, Franco Migliacci, Gianni Morandi,
Edoardo Vianello, Gianni Meccia, Jimmy Fontana, Patty Pravo, Antonello
Venditti, Francesco De Gregori ed altri ancora ... anche se mancano
all'appello degli intervistati parecchi altri fra i nomi che hanno
fatto la storia della RCA: da Rita Pavone ad Enzo Jannacci a Claudio
Baglioni a Paolo Conte a Renato Zero a Lucio Dalla etc. etc..
Ecco i passi principali del libro - dal contenuto molto lusinghiero,
nonostante la rottura discretamente traumatica con la RCA consumatasi
nel 1977 - in cui si parla di Claudio; l'intervista a Riccardo
Michelini, in particolare, è di enorme interesse ... anche se pare
essere rimasto l'unico al mondo a non sapere che una porzione bella
lunga del video di "Gira che ti rigira amore bello" (anche se non -
ahinoi - il video integrale) è andata in TV su TG2 Dossier anni fa e
da allora circola indisturbata in rete ... ;-)
a) intervista a "Lilli" Greco:
pag. 64:
Becker: Torniamo ai cantanti professionisti: tra quelli della RCA anni
Sessanta, chi spiccava per doti tecniche?
Greco: Relativamente ai primi anni, farei tre nomi: Gianni Morandi,
Enrico Sbriccoli in arte Jimmy Fontana e Claudio Baglioni. Tre
cantanti dotati di una grande tecnica vocale, anche se molto
differenti l'uno dall'altro.
Becker: Morandi.
Greco: Avendo studiato musica, è quello che meglio ha affinato col
tempo la ricerca preziosa della nota.
Becker: Fontana.
Greco: Enrico proviene dal jazz e prima di venire in RCA cantava i
grandi standard americani. Quindi, oltre a una buona educazione
musicale, ha dalla sua anche un fortissimo senso del ritmo.
Becker: Il cosiddetto swing ...
Greco: Direi ritmo. In questo concordo con Paolo Conte quando dice che
un solo europeo aveva swing e si chiamava Jango [rectius Django]
Reinhardt. E chiudo qui la parentesi.
Becker: Dicevi di Fontana ...
Greco: Enrico aveva anche una notevole potenza vocale. Baglioni invece
lo segnalo per una certa affettuosità espressiva. Non saprei definirla
meglio.
Becker: Loro tre insomma sono stati i migliori.
Greco: Ecco, quando si dovevano registrare questi tre che ho citato,
il fonico era contento perché si finiva presto. Bastavano due o tre
"take" e il pezzo era pronto.
b) intervista a Luis E. Bacalov:
pag. 161:
Bacalov: Melis sosteneva che un cantante dura in media cinque anni e
che dopo bisogna sostituirlo con un altro. Ragionava insomma in
termini aziendali, come un dirigente della Fiat. Questa impostazione
si è rivelata un errore, come dimostrano le carriere di artisti come
Paolo Conte o Claudio Baglioni.
c) intervista a Riccardo Michelini:
pagg. 223-224:
Becker: Un altro pezzo da novanta passato per le sue mani è Claudio
Baglioni. Quando lo conobbe?
Michelini: Tre o quattro mesi prima del contratto. Nel reparto
edizioni, alle dipendenze di Mario Cantini, avevamo un giovane maestro
che si chiamava Carlo Arden. Fu lui a presentarci Claudio Baglioni.
Becker: Che come tutti cercava un contratto ...
Michelini: In realtà aveva un'opzione con la Ricordi.
Becker: Ricorda il primo provino?
Michelini: Avvenne in una delle due salette che c'erano al primo
piano. Baglioni sedeva al pianoforte e con lui c'eravamo Zeppegno,
Cantini ed io. Quelle persone determinarono il contratto.
Becker: Nelle biografie si legge che all'inizio Claudio era talmente
triste da essersi meritato il nomignolo di "Agonia". Era proprio così?
Michelini: Claudio non era triste, questa è un'altra balla. Portava
degli occhiali dalla montatura molto pesante, questo sì, e dal punto
di vista estetico questo non era il massimo. Tutto qui. E poi aveva
diciott'anni, era tutto un crescere. Agonia è un nomignolo che è stato
affibbiato a tanti altri artisti.
Becker: Cosa vi colpì in lui?
Michelini: La sua capacità di cantare. Personalmente lo reputo uno dei
più grandi cantanti a livello europeo.
Becker: Foste impressionati anche dalle cose che scriveva?
Michelini: Il talento era evidente. Ma le idee erano ancora acerbe,
c'era da lavorare. E lì fu decisivo l'apporto di Coggio.
Becker: Come subentrò Antonio Coggio?
Michelini: Coggio lavorava con me. E mi chiese di seguire Baglioni.
Becker: Lei in quel momento era il direttore artistico della linea
italiana. Chi erano i suoi principali collaboratori?
Michelini: Sotto di me avevo Coggio, De Natale e Formentini. Erano i
miei assistenti e ciascuno di essi aveva un gruppo di artisti da
seguire.
Becker: I primi 45 giri di Baglioni, "Signora Lia" e "Una favola blu",
andarono maluccio. L'album, arrangiato da Ruggero Cini, vendette
all'incirca 2000 copie e fu subito messo fuori catalogo.
Michelini: Se è per questo, i dischi andavano fuori catalogo dopo sei
mesi, al massimo un anno. Era la prassi.
Becker: Ma la performance di quei dischi deluse le vostre aspettative?
Michelini: In qualche modo sì. Perché ci avevamo creduto.
Becker: La svolta arrivò con "Questo piccolo grande amore". E' vero
che la gestazione di quell'album fu travagliata?
Michelini: Posso dirle che venne preparato un doppio album e che si
scatenò una grande discussione, perché si riteneva che un giovane
artista non dovesse uscire con un prodotto così costoso, sia per
l'azienda che per gli acquirenti.
Becker: Era un "concept", giusto?
Michelini: Sì, in quel periodo producemmo tutta una serie di dischi a
imitazione di quello che vedevamo fare all'estero. Io stesso ho fatto
delle cose incredibili che sono andate malissimo. Lo stesso vale per
Greco, con "Mu" di Cocciante.
Becker: Quindi il progetto del doppio album fu bocciato. Cosa faceste?
Michelini: Si decise di ridurre. Il disco subì un taglio di tre minuti
e mezzo e uscì come album singolo.
Becker: Solo tre minuti e mezzo?
Michelini: Fu sacrificato soltanto un brano. Fu un miracolo della
tecnica da parte di Bolle [l'ingegnere responsabile degli studi di
registrazione, NdR] e compagnia, perché riuscirono a mettere su
ciascuna facciata 28 minuti di musica, che per un disco in vinile era
un'enormità. A quell'epoca la durata media di una facciata d'album era
18 minuti. Fu anche realizzata una nuova copertina.
Becker: La disegnò Pompeo De Angelis, lo stesso che più avanti avrebbe
creato il personaggio della Camilla, l'auto di Baglioni.
Michelini: Sì. Servì per fare un video che poi non è mai uscito e che
è scomparso.
Becker: In che senso scomparso?
Michelini: Non si sa che fine abbia fatto.
Becker: Su "Questo piccolo grande amore" circola una vecchia storia ...
Michelini: Lo so, io l'avrei giudicata "una buona facciata B". Lo dice
Gigi Vesigna, un giornalista che certamente non amava le promesse
talentuose, giovani e sconosciute.
Becker: Non risponde a verità?
Michelini: E' una leggenda metropolitana priva di ogni fondamento.
Becker: Anche quel disco fu affidato a un arrangiatore straniero, Tony
Mimms. Rientrava in una vostra precisa strategia?
Michelini: Era più un concetto nostro, aziendale, che degli artisti.
L'idea era avere appartenenze diverse. Anche perché, al di là dei
nostri amici Morricone e Bacalov, di nomi altisonanti non ne avevamo.
E avere il nome di un arrangiatore di fama internazionale sulla
copertina del disco era sicuramente un elemento che poteva aiutare.
Becker: Per Baglioni prendeste anche Vangelis ...
Michelini: Con Vangelis facemmo anche Patty Pravo e Cocciante.
L'operazione Baglioni quindi faceva parte di un progetto più ampio.
L'elemento che aveva scatenato questo discorso era proprio Niko
Papathanassiou, il fratello di Vangelis.
Becker: In che rapporti era Niko con la RCA Italiana?
Michelini: Lavorava nell'ufficio edizioni, alle dipendenze di Mario
Cantini.
Becker: Vangelis era allo zenith della popolarità, in quel momento.
Che personaggio era?
Michelini: Geniale. Ma all'inizio ci sconcertò.
Becker: Come mai?
Michelini: Quando andammo a Parigi, in quello studio di Davou
Boulevard dove poi Claudio ha registrato tutto, ci accorgemmo che
praticamente Vangelis faceva tutto da solo: tranne il basso, suonava
tutti gli strumenti, batteria compresa.
Becker: Questa cosa vi sorprese?
Michelini: Ci prese in contropiede, soprattutto Baglioni e Coggio, che
si aspettavano una grande orchestra d'archi.
Becker: Temeste una produzione un po' troppo spartana?
Michelini: Era una cosa diversa rispetto a ciò cui eravamo abituati in
RCA con Tony Mimms e con lo stesso Ruggero Cini. Ovviamente, dopo quel
primo momento di disorientamento, tutto è filato liscio.
Becker: Quali sono state le punte di diamante della sua scuderia?
Michelini: Oltre a Baglioni, Renato Zero.
Becker: Anche lui ha avuto esordi un po' faticosi ...
Michelini: Per tre o quattro anni credo di essere stato l'unico in RCA
a parlare con Renato Zero. La sua situazione fu ancora più pesante,
soprattutto quando dopo il primo lp ebbe una discussione con il suo
produttore, Franco Migliacci, e decise di lavorare da solo.
Becker: Chi lo sostenne?
Michelini: Beh, Melis ci credeva. Ciononostante è stata molto dura: va
considerato che, come Baglioni, anche Zero ha avuto successo solo alla
fine del terzo anno, praticamente quando si doveva decidere se
proseguire o meno.
d) intervista ad Ettore Zeppegno:
pag. 261:
Becker: Lei entrò in RCA nel novembre del 1957 e ne diventò il primo
assistente musicale. Pochi mesi più tardi alla sua squadra si
aggiunsero Lilli Greco e Riccardo Michelini.
Zeppegno: Ai quali verranno affiancati altri assistenti esterni, presi
solitamente per brevi periodi: ad esempio Franco Finetti, che poi
sarebbe diventato un bravissimo fonico. Vito Tommaso, oppure un
jazzista di nome Alberto Collatina. Più avanti, più o meno attorno al
1967, vennero il futuro arrangiatore Ruggero Cini e Antonio Coggio,
che si dedicò a Baglioni e praticamente gli insegnò come si costruisce
una canzone.
-----------------------------------------------------------
Ciao a tutti:-)
Alberta
libro di Maurizio Becker "C'era una volta la RCA - Conversazioni con
Lilli Greco", Coniglio editore, e decisamente l'amante dell'"amarcord
musicale" che è in me non è rimasta affatto delusa :-)
Il libro, di grandi dimensioni e realizzto in carta patinata con
copertina rigida, ha 352 pagine ed è dotato di un ricchissimo apparato
iconografico (tra copertine d'epoca ed immagini fotografiche quasi
sempre inedite e spesso, a loro volta, di grandi dimensioni). Insomma,
devo dire che 48 Euro non mi sembrano affatto troppi per un prodotto
simile.
Le foto che ritraggono Claudio sono tre: due antiche, in bianco e
nero, a tutta pagina; l'altra un po' più piccola ma non troppo (occupa
metà pagina) ed a colori:
- pag. 66: foto a colori a mezza pagina (epoca 1974, direi: mi pare
infatti che lo scatto possa appartenere allo stesso reportage che
diede vita al bellissimo poster in bianco e nero di Claudio contenuto
nell'edizione originaria del 33 giri di E Tu ...) di Claudio in sala
d'incisione: camicia di jeans, catenina d'oro al collo, espressione
intensa ed ispirata mentre sta lanciando - presumibilmente - uno dei
suoi acuti;
- pag. 156: foto a tutta pagina (epoca 1970, direi) che ritrae di
profilo un Claudio serio ed attento, con capelli già notevolmente
lunghi, occhiali dalla montatura già non più pesantissima e
maglioncino a collo alto (in complesso un'arietta marcatamente da
intellettuale), che assiste ad un'animata conversazione fra un Tony
Renis in giacca e cravatta ed il megadirettore galattico della RCA, il
defunto Ennio Melis;
- pag. 225: foto a tutta pagina (epoca 1969, direi: è proprio lo
stesso identico look della copertina del 45 giri "Una favola blu/
Signora Lia": http://www.baglioni.it/70main.htm ) che ritrae, in una
posa meditabonda, il Claudio adolescente con i capelli allisciati e
tutti appiccicati, come li portava allora, con il maglioncino tutto
nero da esistenzialista ed i ben noti occhialoni dalla montatura
pesantissima.
Inoltre, a pag. 226, c'è la copia di un originale comunicato
promozionale d'epoca, datato 8.9.1972, relativo all'album QPGA e
firmato da tale Alberto Celli.
La parte dedicata alla narrazione dell'affascinante storia della RCA
italiana (ed al suo triste declino: ho appreso proprio dall'intervista
al discografico che all'epoca aveva Claudio nella sua "scuderia" in
RCA, ossia Riccardo Michelini, a sua volta rimasto lì fino al 1990-91,
che a metà degli anni '90 venne disperso e/o distrutto dalla nuova
gestione tutto l'ingente archivio fatto di foto, nastri, dischi,
partiture originali degli arrangiamenti - tranne quelli morriconiani,
perchè Morricone "ogni volta che consegnava un arrangiamento si
riprendeva i suoi fogli" - accumulatosi durante decenni a via
Tiburtina ...) è del pari interessantissima, ed è articolata come di
seguito:
a) in una sorta di lunghissima intervista-trave portante (il vero e
proprio cuore del libro) fatta dall'autore Maurizio Becker ad Italo
"Lilli" Greco, il quale - assieme a Riccardo Michelini e ad Ettore
Zeppegno - compose per anni ed anni (compreso ovviamente l'intero
periodo 1969-1977 nel quale Claudio fu un artista RCA) la cosiddetta
"triade" degli assistenti musicali (più o meno l'equivalente di quel
che in seguito si sarebbe chiamato "produttore"; erano tutti diplomati
al Conservatorio, per inciso) del direttore artistico Vincenzo
Micocci, poi fondatore della "It" che - distribuita dalla RCA - lanciò
fra gli altri Antonello Venditti e Rino Gaetano. Al vertice della
piramide RCA stava infine il potentissimo Ennio Melis, deceduto
qualche anno fa ma andatosene dalla RCA già nel 1983;
b) in una serie di ancor più interessanti lunghe interviste
"collaterali", fatte - sempre da Becker - a molti personaggi,
discografici ed artisti: fra essi spiccano i summenzionati Riccardo
Michelini, Ettore Zeppegno e Vincenzo Micocci, il grande Sergio
Bardotti (morto poco dopo essere stato intervistato per questo libro),
Ennio Morricone, Luis E. Bacalov, Franco Migliacci, Gianni Morandi,
Edoardo Vianello, Gianni Meccia, Jimmy Fontana, Patty Pravo, Antonello
Venditti, Francesco De Gregori ed altri ancora ... anche se mancano
all'appello degli intervistati parecchi altri fra i nomi che hanno
fatto la storia della RCA: da Rita Pavone ad Enzo Jannacci a Claudio
Baglioni a Paolo Conte a Renato Zero a Lucio Dalla etc. etc..
Ecco i passi principali del libro - dal contenuto molto lusinghiero,
nonostante la rottura discretamente traumatica con la RCA consumatasi
nel 1977 - in cui si parla di Claudio; l'intervista a Riccardo
Michelini, in particolare, è di enorme interesse ... anche se pare
essere rimasto l'unico al mondo a non sapere che una porzione bella
lunga del video di "Gira che ti rigira amore bello" (anche se non -
ahinoi - il video integrale) è andata in TV su TG2 Dossier anni fa e
da allora circola indisturbata in rete ... ;-)
a) intervista a "Lilli" Greco:
pag. 64:
Becker: Torniamo ai cantanti professionisti: tra quelli della RCA anni
Sessanta, chi spiccava per doti tecniche?
Greco: Relativamente ai primi anni, farei tre nomi: Gianni Morandi,
Enrico Sbriccoli in arte Jimmy Fontana e Claudio Baglioni. Tre
cantanti dotati di una grande tecnica vocale, anche se molto
differenti l'uno dall'altro.
Becker: Morandi.
Greco: Avendo studiato musica, è quello che meglio ha affinato col
tempo la ricerca preziosa della nota.
Becker: Fontana.
Greco: Enrico proviene dal jazz e prima di venire in RCA cantava i
grandi standard americani. Quindi, oltre a una buona educazione
musicale, ha dalla sua anche un fortissimo senso del ritmo.
Becker: Il cosiddetto swing ...
Greco: Direi ritmo. In questo concordo con Paolo Conte quando dice che
un solo europeo aveva swing e si chiamava Jango [rectius Django]
Reinhardt. E chiudo qui la parentesi.
Becker: Dicevi di Fontana ...
Greco: Enrico aveva anche una notevole potenza vocale. Baglioni invece
lo segnalo per una certa affettuosità espressiva. Non saprei definirla
meglio.
Becker: Loro tre insomma sono stati i migliori.
Greco: Ecco, quando si dovevano registrare questi tre che ho citato,
il fonico era contento perché si finiva presto. Bastavano due o tre
"take" e il pezzo era pronto.
b) intervista a Luis E. Bacalov:
pag. 161:
Bacalov: Melis sosteneva che un cantante dura in media cinque anni e
che dopo bisogna sostituirlo con un altro. Ragionava insomma in
termini aziendali, come un dirigente della Fiat. Questa impostazione
si è rivelata un errore, come dimostrano le carriere di artisti come
Paolo Conte o Claudio Baglioni.
c) intervista a Riccardo Michelini:
pagg. 223-224:
Becker: Un altro pezzo da novanta passato per le sue mani è Claudio
Baglioni. Quando lo conobbe?
Michelini: Tre o quattro mesi prima del contratto. Nel reparto
edizioni, alle dipendenze di Mario Cantini, avevamo un giovane maestro
che si chiamava Carlo Arden. Fu lui a presentarci Claudio Baglioni.
Becker: Che come tutti cercava un contratto ...
Michelini: In realtà aveva un'opzione con la Ricordi.
Becker: Ricorda il primo provino?
Michelini: Avvenne in una delle due salette che c'erano al primo
piano. Baglioni sedeva al pianoforte e con lui c'eravamo Zeppegno,
Cantini ed io. Quelle persone determinarono il contratto.
Becker: Nelle biografie si legge che all'inizio Claudio era talmente
triste da essersi meritato il nomignolo di "Agonia". Era proprio così?
Michelini: Claudio non era triste, questa è un'altra balla. Portava
degli occhiali dalla montatura molto pesante, questo sì, e dal punto
di vista estetico questo non era il massimo. Tutto qui. E poi aveva
diciott'anni, era tutto un crescere. Agonia è un nomignolo che è stato
affibbiato a tanti altri artisti.
Becker: Cosa vi colpì in lui?
Michelini: La sua capacità di cantare. Personalmente lo reputo uno dei
più grandi cantanti a livello europeo.
Becker: Foste impressionati anche dalle cose che scriveva?
Michelini: Il talento era evidente. Ma le idee erano ancora acerbe,
c'era da lavorare. E lì fu decisivo l'apporto di Coggio.
Becker: Come subentrò Antonio Coggio?
Michelini: Coggio lavorava con me. E mi chiese di seguire Baglioni.
Becker: Lei in quel momento era il direttore artistico della linea
italiana. Chi erano i suoi principali collaboratori?
Michelini: Sotto di me avevo Coggio, De Natale e Formentini. Erano i
miei assistenti e ciascuno di essi aveva un gruppo di artisti da
seguire.
Becker: I primi 45 giri di Baglioni, "Signora Lia" e "Una favola blu",
andarono maluccio. L'album, arrangiato da Ruggero Cini, vendette
all'incirca 2000 copie e fu subito messo fuori catalogo.
Michelini: Se è per questo, i dischi andavano fuori catalogo dopo sei
mesi, al massimo un anno. Era la prassi.
Becker: Ma la performance di quei dischi deluse le vostre aspettative?
Michelini: In qualche modo sì. Perché ci avevamo creduto.
Becker: La svolta arrivò con "Questo piccolo grande amore". E' vero
che la gestazione di quell'album fu travagliata?
Michelini: Posso dirle che venne preparato un doppio album e che si
scatenò una grande discussione, perché si riteneva che un giovane
artista non dovesse uscire con un prodotto così costoso, sia per
l'azienda che per gli acquirenti.
Becker: Era un "concept", giusto?
Michelini: Sì, in quel periodo producemmo tutta una serie di dischi a
imitazione di quello che vedevamo fare all'estero. Io stesso ho fatto
delle cose incredibili che sono andate malissimo. Lo stesso vale per
Greco, con "Mu" di Cocciante.
Becker: Quindi il progetto del doppio album fu bocciato. Cosa faceste?
Michelini: Si decise di ridurre. Il disco subì un taglio di tre minuti
e mezzo e uscì come album singolo.
Becker: Solo tre minuti e mezzo?
Michelini: Fu sacrificato soltanto un brano. Fu un miracolo della
tecnica da parte di Bolle [l'ingegnere responsabile degli studi di
registrazione, NdR] e compagnia, perché riuscirono a mettere su
ciascuna facciata 28 minuti di musica, che per un disco in vinile era
un'enormità. A quell'epoca la durata media di una facciata d'album era
18 minuti. Fu anche realizzata una nuova copertina.
Becker: La disegnò Pompeo De Angelis, lo stesso che più avanti avrebbe
creato il personaggio della Camilla, l'auto di Baglioni.
Michelini: Sì. Servì per fare un video che poi non è mai uscito e che
è scomparso.
Becker: In che senso scomparso?
Michelini: Non si sa che fine abbia fatto.
Becker: Su "Questo piccolo grande amore" circola una vecchia storia ...
Michelini: Lo so, io l'avrei giudicata "una buona facciata B". Lo dice
Gigi Vesigna, un giornalista che certamente non amava le promesse
talentuose, giovani e sconosciute.
Becker: Non risponde a verità?
Michelini: E' una leggenda metropolitana priva di ogni fondamento.
Becker: Anche quel disco fu affidato a un arrangiatore straniero, Tony
Mimms. Rientrava in una vostra precisa strategia?
Michelini: Era più un concetto nostro, aziendale, che degli artisti.
L'idea era avere appartenenze diverse. Anche perché, al di là dei
nostri amici Morricone e Bacalov, di nomi altisonanti non ne avevamo.
E avere il nome di un arrangiatore di fama internazionale sulla
copertina del disco era sicuramente un elemento che poteva aiutare.
Becker: Per Baglioni prendeste anche Vangelis ...
Michelini: Con Vangelis facemmo anche Patty Pravo e Cocciante.
L'operazione Baglioni quindi faceva parte di un progetto più ampio.
L'elemento che aveva scatenato questo discorso era proprio Niko
Papathanassiou, il fratello di Vangelis.
Becker: In che rapporti era Niko con la RCA Italiana?
Michelini: Lavorava nell'ufficio edizioni, alle dipendenze di Mario
Cantini.
Becker: Vangelis era allo zenith della popolarità, in quel momento.
Che personaggio era?
Michelini: Geniale. Ma all'inizio ci sconcertò.
Becker: Come mai?
Michelini: Quando andammo a Parigi, in quello studio di Davou
Boulevard dove poi Claudio ha registrato tutto, ci accorgemmo che
praticamente Vangelis faceva tutto da solo: tranne il basso, suonava
tutti gli strumenti, batteria compresa.
Becker: Questa cosa vi sorprese?
Michelini: Ci prese in contropiede, soprattutto Baglioni e Coggio, che
si aspettavano una grande orchestra d'archi.
Becker: Temeste una produzione un po' troppo spartana?
Michelini: Era una cosa diversa rispetto a ciò cui eravamo abituati in
RCA con Tony Mimms e con lo stesso Ruggero Cini. Ovviamente, dopo quel
primo momento di disorientamento, tutto è filato liscio.
Becker: Quali sono state le punte di diamante della sua scuderia?
Michelini: Oltre a Baglioni, Renato Zero.
Becker: Anche lui ha avuto esordi un po' faticosi ...
Michelini: Per tre o quattro anni credo di essere stato l'unico in RCA
a parlare con Renato Zero. La sua situazione fu ancora più pesante,
soprattutto quando dopo il primo lp ebbe una discussione con il suo
produttore, Franco Migliacci, e decise di lavorare da solo.
Becker: Chi lo sostenne?
Michelini: Beh, Melis ci credeva. Ciononostante è stata molto dura: va
considerato che, come Baglioni, anche Zero ha avuto successo solo alla
fine del terzo anno, praticamente quando si doveva decidere se
proseguire o meno.
d) intervista ad Ettore Zeppegno:
pag. 261:
Becker: Lei entrò in RCA nel novembre del 1957 e ne diventò il primo
assistente musicale. Pochi mesi più tardi alla sua squadra si
aggiunsero Lilli Greco e Riccardo Michelini.
Zeppegno: Ai quali verranno affiancati altri assistenti esterni, presi
solitamente per brevi periodi: ad esempio Franco Finetti, che poi
sarebbe diventato un bravissimo fonico. Vito Tommaso, oppure un
jazzista di nome Alberto Collatina. Più avanti, più o meno attorno al
1967, vennero il futuro arrangiatore Ruggero Cini e Antonio Coggio,
che si dedicò a Baglioni e praticamente gli insegnò come si costruisce
una canzone.
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Ciao a tutti:-)
Alberta