Post by AlbertaDe Gregori, che non ho mai sopportato per una serie di
fattori probabilmente irrazionali ma da me insuperabili: mi fa venire
sonno ogni volta che tento di ascoltarlo (con tutta la buona volontà,
non è proprio il mio tipo), ha una voce che non mi comunica la benché
minima emozione, e se la tira - da sempre - in modo incredibile,
ostentando una spocchia francamente non simpaticissima...
Se può servire a qualcosa, posso dirti che spesso De Gregori è
dipinto in modo assolutamente superficiale. E la penso allo stesso modo
per ciò che si deduce (superficalmente quindi) dalle interviste.
E' un tipo riservato e che non accetta le sovrastrutture. Ti parlo per
quel poco di esperienza personale che ho, e poi mi rendo conto che
anche per il carattere si può parlare di gusti nell'apprezzamento o
meno.
Post by Alberta"A 'lui' in realtà il libro non piace, come ha avuto modo di
spiegare. 'Anche se si tratta di un libro pieno di devozione nei miei
confronti. Ben intesi: voglio bene a Giorgio e nelle mie parole non
c'è polemica; ma l'ho detto anche a lui: non amo i libri sui
cantanti, li trovo inutili anche nei confronti di chi ama le mie
canzoni. Cosa possono sapere di più sul mio conto leggendo quel libro?
Possono indagare nelle pieghe del mio privato, possono conoscere a
fondo qualche exploit giovanile, tutto qui: ma secondo me non gliene
frega niente a nessuno di questo. No, non mi piace questa editoria
'di accatto', questa editoria che campa da parassita sfruttando
altri fenomeni e che non lascia mai tracce, nessun segno nel futuro"
[citazione da un'intervista rilasciata a "Blu", 1990]
Ecco, sembra fatto a bella posta: sopra ho espresso la teoria ed ecco
qui la pratica: sono completamente d'accordo con quello che dice De
Gregori qui. E' un discorso che si faceva, in altre forme, qualche
tempo fa su questo stesso NG. Personalmente non amo i libri sui
cantanti, perché parlano quando va bene dei pettegolezzi. Sostituirei
a De Gregori la frase "secondo me non gliene frega niente a nessuno di
questo", con "secondo me non dovrebbe fregargliene niente a nessuno di
questo", visto che il meccanismo d'interesse per un libro del genere è
lo stesso che c'è per L'isola dei famosi o Grande fretello.
Altra storia è per i libri sulle canzoni, non sui cantanti. Libri
sulla produzione artistica, libri di critica. Quelli mi interessano.
Insomma: a te pare che con questa espressione De Gregori sia stato
scortese o cafone o spocchioso con l'amico Lo Cascio. Per me invece ha
detto unicamente quello che pensava e che, per contingenza, ritengo
essere una grande verità.
Ancora, per precisione estrema: io non amo le biografie e lo stesso
libro di Deregibus non è tra i libri che preferisco, come fine. Che
sia poi scritto molto bene e che tra le biografie sia una spanna sopra
agli altri, questo lo penso vivamente.
Post by Alberta"Tuoni e fulmini accolgono questo valzerino, imputato di essere una
canzone d'amore. Ma alla fin fine, signor giudice, son due minutini e
tre strofe, con parole amorose, sì, ma sbriciolate sopra da una mano
immaginifica. A guardarci dentro oggi, vien da dire che i vezzeggiativi
(fiorellino, monetina), e persino 'amore mio', si bagnano appena di
melenso; anzi la canzone ha la forza (sovrumana?) di riportarli alla
posizione originaria, si riappropria della tenerezza pura, anche
perché li compensa con un contesto e un retrogusto molto aspro. Ci
faccia caso, vostro onore: quel buonanotte può essere anche un addio
un po' rancoroso e quel 'per sognarti devo averti vicino e vicino
non è ancora abbastanza' può essere letto in molti modi"
Scusami, ma ... RRRRRRRRRRRRRRRROTFL !! :-))))
mmm, tu fai una risata epocale e, a prima vista, è la cosa più
giustificata del mondo. Però mi viene da fare qualche affermazione.
Uno degli appellativi più in uso per De Gregori è "spiazzante", che
si unisce a "ermetico", "incomprensibile", "criptico". Questa chiusura
però si spiega bene se si analizza l'intera opera di de Gregori e si
vede che c'è un comune denominatore: molte canzoni hanno una forte
valenza letteraria perché cavalcano l'irrealismo del Novecento e della
frammentazione dell'elemento semantico - e dell'io -, sicuramente
derivante, in parte, dal simbolismo. De Gregori è quasi laureato in
storia e non credo che questo non influenzi le sue canzoni. C'è come
un rispecchiamento della temperie novecentesca nei suoi testi e nelle
sue immagini. Può sembrare che mi stia allontanando dal discorso
principale ma cercherò di spiegarmi meglio.
Vecchioni, che su De Gregori ha tenuto un corso all'università,
analizza in modo molto acuto questo fenomeno. Parla di transmedietà,
lo distignue dall'espressionismo - che in canzone diventa persino
ruffiano per via della facile commercialità - e arriva a parlare di
"bisociazioni" per De Gregori, in un discorso molto interessante che è
impossibile riassumere qui, questo è il link per chi volesse
approfondire
http://www.ilbarbagianni.com/archivio/Il_linguaggio_in_canzone_Roberto_Vecchioni.doc
De Gregori ha ripetuto in più di un'intervista che "Alice" è una
canzone dadaista e già questa affermazione ti spiazza, salvo poi
constatare che non potrebbe essere altrimenti quando si capisce che la
tecnica dadaista unisce elementi di senso compiuto in un quadro
d'insieme generale apparentemente nonsensico, quando invece l'attesa di
senso dell'ascoltatore è completamente soddisfatta dall'oggetto
artistico finito. E' uno degli esempi più nitidi di bisociazione.
Riporto un passo dalla dispense di Vecchioni:
"Evocare è un comunicare diverso. Ma chiediamoci ora: DA CHE COSA E'
DATO TUTTO QUESTO FASCINO EVOCATIVO? QUAL È LA FORMULA CHE LO COMPONE
E PERMETTE A NOI ASCOLTATORI, Dì Là DELLE STRAVOLTE REGOLE DI
COMUNICAZIONE DI SENTIRLO E CAPIRE LO STESSO?
Per tentare di spiegarlo mi rifaccio a due saggi: il primo di A.
KOESTLER (1964) il secondo di N. CHOMSKY(1965). Koestler individua
nell'atto creativo una duplice possibile percorrenza. Nella prima
modalità (che chiama SINGLE-MINDED) le ASSOCIAZIONI prodotte in chi
ascolta da uno stimolo (parola o immagine o suono) vengono da
un'unica direzione (CONVERGENZA). Nella seconda (DOUBLE -MINDED)
procedono invece da più direzioni spesso in contrasto tra loro o
apparentemente estranee una all'altra. Questa modalità (detta
BISOCIAZIONE) permette all'artista di DEVERGERE, creare un pensiero
divergente, che è alla base della creatività laddove invece il
"pensiero" convergente sta alla base della scienza. Mi spiego
meglio: mentre la scienza raggruppa dati per arrivare ad un'unica
soluzione possibile, l'ARTE mette in conflitto dati per ottenere una
soluzione nuova ,anche se non sempre unica. Pescare associazioni
inusuali è alla base dello SCHEMA BISOCIATO e il suo effetto in chi
legge o ascolta è di provocare tensione, sconcerto, meraviglia che
durano fin quando non ne trova un nesso e ricompone un senso reale."
E le bisociazioni usate da De Gregori, quando riescono bene come in
"Buonanotte fiorellino", sono tremende. A un ascolto superficiale e
omologato niente è fuori posto, ma già un verso come "buonanotte,
questa notte è per te", che incastrata ad altri sentori che le stanno
intorno, può rivelare le combinazioni di dolcezza e rancore: dal
biglietto scaduto, fino alla tristezza che deve passare, per arrivare a
un anello sulla spiagga, senza padrone e senza dedica, c'è la "notte"
da dare al "tu".
Deregibus l'ha intuito; aveva letto le dispense di Vecchioni ma credo
proprio che sia una sua intuizione, però non è solo questa canzone.
Anche "Rimmel" presenta lo stesso stile e si potrebbe andare avanti a
lungo con gli esempi.
Questi aspetti appartengono anche allo stile del Baglioni della
Trilogia a ben vedere e soprattutto del tanto osannato "Oltre". Anzi,
secondo me è uno degli aspetti principali di quell'album.
In fondo, il meccanismo dei versi "Il tempo è freccia e arco/ soldato
blu" non è molto difforme. Ma "Oltre" è degli anni Novanta.
Non credo che siano nemmeno meriti: in fondo è il suo stile - di De
Gregori -, però mi viene da dire che De Gregori per questi aspetti è
arrivato prima di tutti. Persino di De André, che dopo la
collaborazione con lui nel 1975 cambiò stile di molto, indirizzandosi
verso questa strada.
Io non credo che si possa dire, per terminare, che "Buonanotte
fiorellino" possa essere semplicemente descritta come una "melensa
canzone d'amore".
Post by AlbertaBeh ... però parla anche di pieghe "fertili" (?!) ... e dove mai
sarebbero?
Pieghe feritli? Secondo me ce ne sono: le nasali per esempio, o quella
specie di digrignare i vocaboli, per usare una espressione dello stesso
Dergibus. Sono dele particolarità, come quelli che io chiamo "bassi
francesi" per De André (nel senso che si sente che sono "ispirati" al
modo melodico di cantare dei cantautori francesi, come Brel).
Post by AlbertaCapisco il dire che De Gregori può avere una voce "affascinante" (io
non la trovo affatto tale, ma de gustibus), però usare le parole
"fertilità" od "estensione", riferite alla sua voce, mi pare
francamente un po' fuori luogo ... :-)
De André aveva meno estensione di De Gregori. Come ha scritto ale in
modo credo ironico, si può parlare di altezza anche per un nano. E De
Gregori mi pare non abbia mai pensato di scriversi cose come Mille
giorni di te e di me.
Post by AlbertaCiao!
Forse mi conviene tornare sui NG di Guccini, così torniamo d'accordo
su tutto! :-)))
Ma non è mica vero ;-)
In fondo sei venuta una volta sola. Troppo poco per verificare :-)
ciao ciao
Paolo